PAROLE DELLA LETTERATURA

allegoria


Allegoria. Definita già nell’antichità classica (Aristotele, Quintiliano) «metafora continuata», è una strategia retorica che si ha quando il significato di superficie, concreto e descrittivo, di un discorso o di una rappresentazione esprime un altro significato, diverso da quello letterale, al quale si può giungere attraverso l’interpretazione.

Il termine, coniato nell’età ellenistica, deriva dal greco allegoréin, «parlare per immagini» (letteralmente, da «altro» e «parlare»). Sotto l’influsso della cultura ellenistica l’uso dell’allegoria si diffuse anche nel mondo romano, in particolare tardo-imperiale (celebre il caso della lettura allegorica di Virgilio, soprattutto delle Ecloghe e dell’Eneide, da parte di scrittori come Lattanzio e Fulgenzio).

È tuttavia durante il Medioevo che l’allegoria conosce la sua fase più importante e complessa, diventando chiave di lettura tanto dei testi pagani (per esempio con l’allegoria amorosa) quanto, e ancor più, dei testi cristiani, e della Bibbia in particolare: l’allegoria diviene strumento di interpretazione del mondo e delle verità della fede e acquisisce anche una fondamentale funzione didattica. Il legame tra l’immagine figurante e l’idea figurata era suggerito, normalmente, dall’enciclopedia culturale del tempo, cioè da nozioni, miti, storie, credenze comuni: siccome, per esempio, l’unicorno, secondo le credenze fantastiche tramandate dalla cultura popolare e mitologica, poteva essere catturato solo usando una fanciulla vergine come richiamo, esso venne scelto, allegoricamente, per rappresentare la figura di Cristo, nato da una vergine. Esempi di opere allegoriche medievali, nelle quali l’allegoria si estende a tutta la narrazione (viaggio simbolico, lotta simbolica fra concezioni morali), sono il Roman de la Rose nelle sue varie versioni, la Faerie Queene di Spenser e soprattutto la Divina commedia di Dante. Come è noto, l’intero testo della Divina commedia presenta sistematicamente almeno due significati: quello del viaggio del personaggio Dante nei tre regni dell’oltretomba (raccontato con un’ampia serie di particolari concreti, precisazioni temporali, descrizioni di luoghi, personaggi, accadimenti, discorsi) e quello nascosto che il lettore è chiamato a individuare sotto l’intera narrazione (un viaggio di liberazione dal peccato, una graduale conquista di conoscenza e perfezione morale) o sotto i vari avvenimenti e personaggi (i mostri infernali, gli angeli, Virgilio, Beatrice). Accanto a testi concepiti interamente come una grande allegoria, ci sono poi opere in cui solo alcuni episodi sono chiaramente allegorici, come l’Orlando furioso di Ariosto (l’isola di Alcina, il viaggio di Rinaldo, ecc.).

L’uso dell’allegoria in letteratura, che era stato molto diffuso nell’età classica, nel Medioevo e nel Rinascimento, cominciò a trovare oppositori fra i poeti e letterati del Settecento e fu respinto in età romantica, quando divenne assai comune distinguere tra allegoria e simbolo (due concetti che sino ad allora non erano nettamente differenziati), e sostenere che l’allegoria era troppo “artificiale”, “fredda”, “sovrapposta” alla cosa rappresentata, mentre il simbolo ne era una parte integrante. Se si prende, per esempio, la storia di Moby Dick (1851) di Herman Melville, volendo interpretare il significato della Balena bianca e della lunga lotta del capitano Achab per catturarla, dobbiamo tenere conto delle dichiarazioni esplicite dell’autore al riguardo; egli (nonostante che operasse in un ambiente intellettuale in cui continuava a essere abbastanza diffuso l’interesse per la rappresentazione allegorica) affermò infatti di non ritenere legittimo considerare il suo libro un’allegoria, e che, in ogni caso, l’effetto suggestivo del libro dipendeva dall’ampia varietà di possibili significati simbolici del mostro marino, e il ridurne il significato a un’idea astratta allegorizzata ne impoveriva la grande forza immaginativa.

Nel mondo moderno, dopo le condanne romantiche e la preferenza per il simbolo, si è assistito a un’improvvisa nuova fioritura dell’allegoria, divenuta, per l’appunto, allegoria moderna: essa è presente in molte rappresentazioni, anche apparentemente realistiche, per esprimere un mondo di idee e di esperienze esistenziali spesso frammentate e laceranti, spesso dolorose, e però concrete, mai idealizzate, prive di qualsiasi forma di totalità. L’allegoria moderna si nutre, come le allegorie del passato, di materiali trasmessi dalla cultura, dalle figurazioni già apparse nei testi figurativi o letterari, ma sembra avere il doppio scopo di ricordarne la storicità, nonché la caducità, lo svuotamento operato dal tempo e dalla caduta degli dèi e dei miti. Come ha scritto Walter Benjamin: «Le allegorie sono, nel regno del pensiero, quello che sono le rovine nel regno delle cose».

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