Cantare. Componimento narrativo in versi, di solito in ottava rima, di origine popolare, in latino o in volgare, che ebbe la sua massima fioritura nel XIV-XV secolo. In origine i cantari erano eseguiti da cantastorie girovaghi con accompagnamento musicale. I primi esempi del genere si incontrano già nel periodo tardoantico e altomedievale e sono in lingua latina, come il Canto delle scolte modenesi, risalente al principio del X secolo, che narra di un’invasione di ungari.
I contenuti dei cantari erano estremamente vari: fatti e vicende della storia antica e contemporanea, cronache spicciole e quotidiane, argomenti leggendari e meravigliosi, avventure romanzesche, epiche e tratte dalla materia mitologica trasmessa dal mondo classico (storie della guerra di Troia, dell’antica Tebe e dell’antica Roma), vicende di carattere religioso, biblico e agiografico.
Nella Spagna del XII secolo si affermarono i cantares de gesta, di argomento epico e nazionale (il Cantare del Cid, il Cantare di Roncisvalle, il Cantare di Rodrigo). In Italia si conoscono i nomi e alcune delle opere di cantastorie vissuti tra il XIV e il XV secolo (uno dei più noti è Antonio Pucci di Firenze). A un cantare di origine orientale, diffuso in varie versioni fra il XIII e il XIV secolo, il Cantare di Florio e Biancifiore, originariamente elaborato da un trovatore francese intorno al 1160, si ispirò Boccaccio nel Filocolo. I cantari di argomento religioso hanno probabilmente dato origine alle sacre rappresentazioni.