Ciceronianismo. Tendenza che si concretizza nell’imitazione dello stile e della lingua di Cicerone. Il fenomeno ebbe inizio già nel I secolo d.C. con gli oratori e i retori successivi a Cicerone (un rappresentante del ciceronianismo fu l’oratore Quintiliano), e si affermò soprattutto con l’Umanesimo tra il XV e il XVI secolo, epoca nella quale derivava dal rifiuto del volgare e dalla scelta del modello ciceroniano per il ritorno a un latino ispirato dai grandi scrittori della classicità. Ne furono esponenti rigorosi Paolo Cortesi, Gasparino Barzizza e soprattutto Iacopo Sadoleto e Pietro Bembo, mentre più aperti a una libera rielaborazione di quello stile esemplare furono Poliziano ed Erasmo da Rotterdam. Il ciceronianismo ebbe fortuna anche presso gli scienziati e i filosofi del Sei e Settecento, che adottavano il latino nei loro trattati scientifici, e poi nell’Ottocento, con il fenomeno del purismo.
Ancora oggi l’insegnamento scolastico del latino si rifà al modello ciceroniano.