Trent’anni, guerra dei. È così chiamata la serie di conflitti che dilaniò l’Europa centrale negli anni 1618-48; cominciò come un contrasto armato tra Stati cattolici e Stati protestanti, ma si sviluppò progressivamente in una guerra che vide su posizioni contrapposte i maggiori Stati europei; i caratteri religiosi dello scontro lasciarono spazio al contrasto per l’egemonia sull’Europa da parte delle principali potenze europee, in particolare gli Asburgo da una parte e i francesi dall’altra. Nel 1555 la pace di Costanza aveva riconosciuto ai prìncipi tedeschi il diritto di seguire la propria confessione, sancendo la frammentazione anche religiosa, oltre che territoriale, della Germania. Ma il conflitto religioso si rianimò con l’ascesa al trono di Boemia di Ferdinando II di Stiria (1619-37), che tentò di ripristinare il cattolicesimo in tutta la regione. La nobiltà boema, calvinista, reagì dichiarando decaduto Ferdinando (intanto divenuto imperatore) e sostituendolo con Federico V. Il conflitto, destinato a durare un trentennio, dal 1618 al 1648, si estese rapidamente su scala europea, con la Spagna schierata a fianco dell’imperatore tedesco e Inghilterra, Danimarca, Province Unite e Venezia, almeno a parole, favorevoli a Federico V. La Francia, in una prima fase, si mantenne neutrale. Nel 1629 la pace di Lubecca sancì la vittoria di Ferdinando II e della Spagna, e un radicale indebolimento dei prìncipi tedeschi. Le troppo scoperte ambizioni egemoniche della Spagna e dell’imperatore, però, riaccesero il conflitto, spingendo all’intervento la Svezia del protestante Gustavo Adolfo (1611-32), che ottenne una serie di importanti successi grazie al suo moderno esercito. La morte del re interruppe la spinta svedese, rovesciando le sorti della guerra. A questo punto, per contrastare il disegno di Ferdinando II, divenne inevitabile l’intervento della Francia: il conflitto stesso aveva ormai cambiato i propri connotati e l’elemento religioso lasciava definitivamente il campo agli interessi puramente politici. La Spagna subì una sconfitta che ne sanciva l’irreversibile declino, mentre la pace firmata a Vestfalia nel 1648 segnava la fine delle guerre di religione e la definitiva dissoluzione del potere imperiale sulla Germania. Il conflitto, invece, proseguì fino al 1659 e si risolse con una vittoria che inaugurò l’egemonia francese sul continente, destinata a durare fino al 1871.