Caliari, Paolo, detto il Veronese (Verona, 1528-Venezia, 1588). Di umili origini (suo padre Gabriele era un tagliapietre), passò gran parte della sua gioventù a Verona, nella bottega del pittore Antonio Badile, di cui in seguito sposò la figlia Elena. Nel 1553 o nel 1554 andò a Venezia dove era stato incaricato di affrescare la sagrestia della chiesa di San Sebastiano, e dove acquisì un’improvvisa notorietà con i dipinti per la Libreria di San Marco, diventando in breve tempo uno dei più richiesti artisti della città. Ordini religiosi, amministrazione pubblica e famiglie nobili si contendevano le sue opere; in effetti, molti edifici di Venezia e dintorni conservano ancora oggi i suoi affreschi (la chiesa di San Sebastiano, il Palazzo ducale, la villa dei Barbaro a Maser, casa Trevisani a Murano), mentre molte delle sue tele più famose sono disperse nei musei di Madrid, Dresda, Parigi e Caen. Per Il convito in casa di Levi (1573), conservato a Venezia (nelle Gallerie dell’Accademia), il più vasto e famoso dei banchetti dipinti dall’artista, il pittore fu processato davanti al tribunale dell’Inquisizione per aver inserito, nell’opera che egli aveva concepito come un’Ultima Cena, personaggi e dettagli non «convenienti et proportionati» alla tradizione canonica; la controversia si risolse con la modifica del titolo dell’opera, che divenne quello con cui è attualmente nota.