PAROLE DELLA LETTERATURA

Querelle des anciens et des modernes


Querelle des anciens et des modernes. Letteralmente, in francese, «disputa sugli antichi e i moderni». Si tratta di una controversia letteraria che ebbe luogo in Francia nell’ultimo trentennio del Seicento fra quanti sostenevano la perfezione e la superiorità delle lingue classiche, che avevano prodotto opere insuperabili, e coloro che invece ritenevano superiori la lingua e la letteratura francese del tempo. Il momento iniziale della disputa si può collocare nel 1670, quando lo scrittore Jean Desmarets de Saint-Sorlin (autore di un poema eroico, Clodoveo o la Francia cristiana, il cui protagonista era per la prima volta un personaggio che non aveva a che fare con gli eroi dell’antichità) pubblicò il suo Confronto tra la lingua e la poesia francese con quella greca e latina, in cui sosteneva la superiorità del francese. Alle sue posizioni si contrappose Boileau, difensore della superiorità degli antichi; la polemica ebbe altri momenti ed episodi di rilievo, tra i quali la decisa presa di posizione di Charles Perrault in favore del francese dei suoi tempi (Il secolo di Luigi il Grande, 1688; Parallelo degli antichi e dei moderni, 1688-1697; Gli uomini illustri che sono apparsi in Francia, 1696-1700). Su posizioni analoghe si schierò Fontenelle (Digressione sugli antichi e i moderni, 1688), per il quale l’antichità era paragonabile a uno stadio infantile e i tempi moderni alla piena maturità. A questi scritti si contrapposero La Fontaine (Epistola a Huet, 1688) e Boileau (Riflessioni su Longino, 1692), strenui difensori degli antichi, mentre un ruolo di primo piano assumeva nella disputa il dibattito intorno alla figura di Omero, i cui poemi venivano tradotti in francese e, di volta in volta, esaltati come capolavori insuperati e insuperabili o criticati mettendone in evidenza i punti di debolezza. La conciliazione fra le opposte posizioni si ebbe solo nel 1716, quando Fénelon pubblicò la sua Lettera all’Accademia di Francia, nella quale mediava accogliendo parte delle tesi contrapposte.

Nel corso del Settecento la querelle tra antichi e moderni trovò spazio anche in Italia; vi si distinsero tra gli altri Gian Vincenzo Gravina, sostenitore della tradizione, Giuseppe Baretti, favorevole al nuovo e alla modernità, e Ludovico Antonio Muratori, capace di mediare fra le opposte posizioni. La querelle rappresentò una svolta fondamentale nella storia del pensiero, segnando l’affermazione dell’idea del progresso della cultura e della scienza, e l’abbandono del dogma in base al quale l’antichità costituiva un modello di perfezione assoluta da imitare sempre e comunque.

 

 

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