Rivoluzione americana. Nota anche come «Guerra d’indipendenza americana», fu la rivolta delle 13 colonie inglesi dell’America del Nord contro la madrepatria (1775-1783). Fin dal 1763 l’Inghilterra, dopo aver sconfitto i francesi e gli indiani nativi, si era trovata a dominare un vasto impero coloniale nel Nord-America, la cui conquista era costata molto alle casse dello Stato e il cui mantenimento era altrettanto dispendioso. L’Inghilterra impose perciò una serie di gravami fiscali alle colonie, che non fecero attendere la loro reazione: inizialmente questa si tradusse nel boicottaggio delle merci inglesi, che danneggiava i commercianti britannici inducendoli a chiedere al governo inglese una revisione della legislazione fiscale. La situazione degenerò quando venne promulgata la legge sul tè del 1773, che mirava a porre la Compagnia delle Indie Orientali, britannica, in una posizione di privilegio nella commercializzazione di quel prodotto in America: i coloni, con un’azione che divenne il simbolo dell’inizio della rivolta, scaricarono in mare le casse di tè che si trovavano a bordo delle navi della compagnia ancorate nel porto di Boston (fu il cosiddetto Boston Tea Party del 16 dicembre 1773). Il clamoroso gesto e le successive leggi promulgate nel 1774, diedero inizio alla vera rivoluzione che vide i coloni combattere in armi per rivendicare i diritti e le libertà goduti dai cittadini inglesi della madrepatria. Rendendosi presto conto che mai avrebbero potuto ottenerli mantenendo il legame con l’Inghilterra, nel 1776 essi proclamarono la Dichiarazione d’indipendenza, redatta quasi per intero da Thomas Jefferson. La guerra, dopo alterne vicende, si concluse nel 1783 con il Trattato di Parigi, nel quale veniva riconosciuta la trasformazione delle colonie in Stati liberi e indipendenti.