Rivoluzione scientifica. Espressione entrata nell’uso per definire la decisiva fase di straordinario sviluppo e di trasformazione del sapere scientifico che ebbe luogo tra la metà del Cinquecento e la seconda metà del Settecento. I termini cronologici che delimitano il fenomeno sono due date simboliche: il 1543, anno della pubblicazione del trattato De revolutionibus orbium coelestium (“Sulle rivoluzioni delle sfere celesti”) di Niccolò Copernico, e il 1687, data di uscita dell’opera I principi matematici della filosofia naturale di Isaac Newton. Il cambiamento riguardava i contenuti, i metodi, il campo di applicazione di molte discipline (quali l’astronomia, la fisica, la matematica, la medicina), nonché la scoperta di nuovi terreni di indagine, e quindi la possibilità di nuove scienze.
Tuttavia, più che le singole scoperte e conquiste, conta il fatto che la rivoluzione scientifica modificò l’atteggiamento intellettuale nei confronti della natura, dell’uomo e del sapere stesso. Cambiò l’immagine della scienza, e perciò l’idea che ci si faceva delle sue finalità, dei tipi di problemi che potevano essere oggetto di studio, dei procedimenti da seguire (basti pensare alla nascita del moderno metodo scientifico ad opera di Galileo Galilei), dei rapporti della scienza con la filosofia e la teologia. Esponenti principali della rivoluzione scientifica furono, oltre agli scienziati già citati, Keplero, Bacone, Cartesio e Spinoza.
La rivoluzione scientifica esercitò una profonda influenza sullo sviluppo dell’Illuminismo.