Rosario. Preghiera in onore della Madonna, consistente nella recita di 150 Ave Maria intervallate, a gruppi di 10, dal Padre nostro, dal Gloria e dalla rievocazione di uno dei 15 Misteri (i grandi avvenimenti, «gaudiosi», «dolorosi» e «gloriosi») della vita di Gesù e della Madonna; per estensione il termine definisce anche la catenella composta da 50 o più grani che viene fatta scorrere tra le dita per tenere il conto durante la reiterata recitazione delle preghiere.
La parola, che in latino indica propriamente il «rosaio», deriva dall’usanza medievale di porre delle corone di rose come ornamento delle statue della Vergine; a partire dal XIII secolo il termine assunse il significato di «corona» o «ghirlanda» di preghiere dedicate a Maria Vergine.
L’uso di pregare mediante la ripetizione di una catena di orazioni alla Vergine, già diffuso presso i monaci dell’ordine cisterciense, fu promosso dalle Confraternite del Santo Rosario, fondate dal domenicano Pietro da Verona (XIII secolo); la tradizione dice che la Vergine stessa avesse fatto dono del primo rosario a san Domenico nel 1214, ma fin dal III e IV secolo l’usanza di tenere il conto delle preghiere recitate mediante cordicelle annodate era diffusa tra i monaci del deserto che vivevano in eremitaggio. Le apparizioni di Maria a Lourdes e a Fatima, nel XIX e XX secolo, hanno incrementato tra i cattolici la pratica di questa forma devozionale.
In letteratura una celebre rievocazione della recita del rosario si legge in apertura del romanzo Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, pubblicato nel 1958, un anno dopo la morte del suo autore.