Algarotti, Francesco (Venezia, 1712-Pisa, 1764). Figlio di un ricco commerciante, compì i primi studi a Venezia e, per un anno, a Roma. Nel 1726 si trasferì a Bologna, ove rimase sei anni, orientandosi, sotto la guida di Eustachio Manfredi e di Francesco Maria Zanotti, verso il classicismo letterario e maturando un vivo interesse per le scienze matematiche, fisiche e naturali. Durante il soggiorno bolognese compose saggi di astronomia, di ottica, di cronologia, e cominciò a stendere il Newtonianismo per le dame, che terminò nel 1733 a Parigi, e lesse ancora manoscritto a Voltaire. Raggiunse poi l’Inghilterra, e vi rimase per sei mesi; in quegli anni compì altri viaggi, fra cui uno nel 1739 nel Baltico, del quale lasciò una relazione in forma epistolare (Viaggi di Russia). Dal 1740 al 1742 fu alla corte di Federico II di Prussia; dal 1742 al 1746 alla corte dell’Elettore di Sassonia Augusto III, il quale gli dette l’incarico di acquistare alcune opere d’arte italiane per la galleria di Dresda. Mentre era in Italia a tale scopo, nel 1744 pubblicò le nove Lettere sulla traduzione dell’Eneide del Caro, il suo più significativo scritto di critica letteraria. Nel 1746 tornò alla corte di Federico II, che lo creò suo ciambellano, gli concesse il titolo di conte e gli assegnò una cospicua pensione annua. Dalla corte prussiana Algarotti si allontanò definitivamente nel 1753 per rientrare in Italia, alla ricerca di un clima più adatto alla sua malferma salute e di maggior tranquillità per i suoi studi. Trascorse qualche anno a Venezia e nella campagna veneta, poi, dal 1757 al 1762, fu a Bologna, dove istituì l’Accademia degli Indomiti, volta a incoraggiare i giovani studiosi. Trasferitosi infine a Pisa, si dedicò fino alla morte alla prima edizione delle sue Opere. Nell’ultimo quindicennio di vita Algarotti compose numerosi saggi intorno ai più vari argomenti: storia, economia, scienza militare, arti plastiche e figurative, musica, lingua, e altro ancora. In corrispondenza con molti esponenti del mondo culturale e politico europeo, lasciò anche un vasto e interessante epistolario.