Giacomo I d’Inghilterra (Edimburgo, 1566-Londra, 1625). Re d’Inghilterra. Figlio di Maria Stuart, regina di Scozia, e del secondo marito di lei, Lord Henry Darnley, all’abdicazione della madre fu incoronato re di Scozia, all’età di poco più di un anno (29 luglio 1567). Affidato alle cure dei diversi reggenti che spadroneggiavano nel Regno scozzese, tutti determinati nel rivendicare il diritto di agire in suo nome, prese effettiva parte al governo del Paese solo a partire dal 1585, e scelse la via dell’alleanza con l’Inghilterra (1585-86), restando fedele alla regina Elisabetta anche dopo che essa ebbe imprigionato e fatto uccidere la madre Maria Stuart. Successe a Elisabetta sul trono inglese nel 1603, essendo discendente di Margherita Tudor.
Sostenitore del diritto divino dei re e del controllo dello Stato sulla Chiesa, svolse una politica religiosa di carattere assolutistico, scontentando sia i cattolici (che reagirono con la Congiura delle polveri nel 1605) sia i protestanti. A causa del rapido impoverimento delle finanze reali, per gli sperperi e la corruzione della corte, raccolse danaro facendo ricorso a espedienti che lo resero impopolare. In politica estera si guadagnò dapprima il favore dei sudditi sostenendo la Francia e l’Olanda contro le pretese spagnole, ma allo scoppio della guerra dei Trent'anni entrò in contrasto con l’opinione pubblica inglese contraria ad appoggiare la Spagna; il Parlamento, finalmente convocato nel 1621, negò l’appoggio finanziario all’impresa in favore di quest’ultima e per la prima volta reclamò il diritto di determinare la politica estera del Paese. Sciolto quindi il Parlamento, Giacomo I tentò invano di perseguire comunque una politica filospagnola, permettendo che il figlio Carlo si recasse col duca di Buckingham a Madrid (1623) per trattare il proprio matrimonio con l’infanta di Spagna. Alla sua morte lasciò un regno indebolito sul piano internazionale e nel quale già covava una forte opposizione alla Corona. Debole di salute e di carattere, ricevette però, soprattutto a opera dello storico e poeta George Buchanan, un’ottima educazione letteraria e teologica: scrisse un trattato sulla stregoneria (Demonology, 1597) schierandosi tra i fautori della persecuzione delle streghe.