Nobiltà. Il termine deriva dal latino nobilis, a sua volta da noscere, «conoscere», e indica una categoria sociale che gode di certi privilegi e che si perpetua nelle generazioni per via ereditaria; caratteristica specifica dei suoi membri è il sangue, ossia l’appartenenza a un gruppo circoscritto di famiglie che si riproducono per via endogamica, cioè incrociandosi fra loro. In origine i privilegi conferiti al nobile sono individuali e riconducibili a effettive capacità o a particolari mansioni o a servigi resi al sovrano e alla società; progressivamente però quella che è destinata a diventare una categoria finisce col cristallizzarsi costituendo una casta distinta dalle altre classi sociali. I criteri in base ai quali nelle diverse epoche storiche la nobiltà è stata riconosciuta come condizione sono vari: per servizi particolari resi al sovrano o alla patria, per benemerenze acquisite nell’industria, nelle lettere, nelle scienze, nelle arti, per servizi militari resi al re (nobiltà di spada), per incarichi ricoperti in campo amministrativo, politico o giudiziario (nobiltà di toga).
Nell’antica Roma, i nobili erano chiamati patrizi, contrapposti ai plebei, e nelle loro mani, per lo meno nella civiltà delle origini, erano concentrati tutti i poteri. Con l’avvento dell’Impero fonti principali del conferimento dei titoli nobiliari divennero la scelta e il favore personale del sovrano, e la condizione dei nobili si dissociò completamente dall’esercizio degli uffici. In età medievale, presso i longobardi e i franchi, la dignità nobiliare derivava, come nella Roma primitiva, dalla partecipazione alla vita dello Stato e dall’esercizio delle cariche pubbliche; alla carica si accompagnava l’assegnazione di terre, e tale assegnazione comportava il giuramento di fedeltà e l’omaggio al sovrano. La nobiltà feudale, formatasi nei secoli X-XIII, rimase distinta da quella cittadina; in effetti, il patriziato cittadino comprendeva membri di famiglie antiche, originari del luogo, dotati di beni immobili nella città stessa e investiti di cariche ufficiali.
In Francia la nobiltà venne abolita ai tempi della Rivoluzione in una famosa seduta dell’Assemblea costituente, che ebbe luogo nella notte del 4 agosto 1789. In seguito Napoleone creò una nuova nobiltà strettamente connessa con le alte cariche dello Stato, e la Restaurazione riportò in vita i vecchi titoli nobiliari, ma non i privilegi ad essi connessi; ancora oggi l’antica nobiltà sopravvive solo formalmente come distinzione di natura ereditaria. Nella Costituzione della Repubblica italiana è precisato che i titoli nobiliari non sono riconosciuti.
Al di fuori dei suoi significati storici, il termine «nobiltà» è in genere usato in riferimento all’eccellenza e alla superiorità, all’elevatezza d’animo, alla distinzione nei tratti.