Proletariato. Il termine deriva dal latino proletarius, che già ai tempi di Cicerone e di Livio indicava il cittadino di condizione libera facente parte dell’ultima delle sei classi in cui era suddivisa la popolazione di Roma. Prodotto dell’economia latifondistica, intorno al I secolo a.C. la massa dei proletari nullatenenti (la cui unica “ricchezza” era costituita dalla prole, da cui il nome), esclusa dal servizio militare e dal diritto di cittadinanza, oltre che esente dal pagamento delle tasse, affollava Roma e le altre grandi città, vivendo a carico dello Stato o di privati benefattori.
Pressoché scomparso nel Medioevo, il termine assunse un significato nuovo dopo la rivoluzione industriale, e soprattutto nel pensiero di Marx, che descrive il proletariato come l’insieme degli operai costretti nel regime capitalistico dell’industria moderna a vendere la propria forza-lavoro come qualsiasi altra merce; nella teoria marxiana, la condizione del proletario nella società capitalista è l’alienazione, quella per cui il lavoratore finisce per estraniarsi da se stesso e per identificarsi con il prodotto del suo stesso lavoro.
Nell’opera Le lotte di classe in Francia (1850) Marx conia l’espressione “dittatura del proletariato” per indicare la presa del potere da parte di quest’ultimo: uno strumento che egli definisce transitorio nell’ambito del processo che porta al passaggio dal capitalismo al comunismo, finalizzato all’eliminazione dell’oppressione esercitata da una classe sociale sull’altra e all’estinzione di qualsiasi forma di potere politico. La dittatura del proletariato non è quindi un’ideale forma di governo stabile e duraturo, ma un rivoluzionario strumento di lotta che trasformi il consorzio umano in una società senza classi, «un’associazione nella quale il libero sviluppo di ciascuno è la condizione per il libero sviluppo di tutti». In quest’ottica, nella quale la storia viene concepita come contrapposizione tra capitalismo e proletariato (lotta di classe), l’unica possibilità di realizzare una comunità solidale è la cancellazione delle disuguaglianze tra gli uomini, e in particolare l’origine stessa di ogni disuguaglianza, cioè la proprietà privata dei mezzi di produzione.
Vedi anche classe, capitale e capitalismo.