BIOGRAFIE

Bettinelli, Saverio


Bettinelli, Saverio (Mantova, 1718-ivi, 1808). Letterato, critico e storico, si formò a Mantova e a Bologna, e a vent’anni entrò nell’Ordine dei gesuiti, che lo avviarono all’insegnamento. Fu maestro di retorica a Brescia, Bologna, Venezia e Parma. Nel 1758 compì lunghi viaggi in Italia e in Europa come precettore dei figli del principe Hohenlohe, ed ebbe occasione di conoscere i principali intellettuali d’Oltralpe, fra i quali Voltaire a Ginevra. Ritornato in Italia, quando nel 1773 la Compagnia di Gesù di cui faceva parte venne sciolta da Clemente XIV, si stabilì a Mantova, e qui si dedicò alla raccolta e al riordino dell’imponente mole delle sue opere, che uscirono in 8 volumi tra il 1780 e il 1782, e in 24 volumi tra il 1799 e il 1801.

Nell’ambito della sua vasta produzione si distinguono: oltre a vari poemetti, alcune tragedie (Gionata, 1744; Demetrio Poliorcete, 1758; Serse, 1764), che rientrano nella tradizione del teatro gesuitico; saggi storici, tra i quali Risorgimento d’Italia negli studii, nelle arti e nei costumi dopo il Mille (1775), dove la storia che interessa non è quella delle armi, dei sovrani e dei condottieri ma quella degli uomini di scienza e di lettere; le Lettere a Lesbia Cidonia (1792), dove si colgono gli echi dei suoi viaggi europei e il resoconto del suo incontro con Voltaire.

La sua attività più significativa è però quella di critico, e in questo ambito spiccano le Lettere virgiliane (1758), che egli scrisse come introduzione all’edizione dei Versi sciolti di tre eccellenti moderni autori, una raccolta da lui stesso promossa che comprendeva, oltre ai suoi versi già editi, quelli di Francesco Algarotti e di Carlo Innocenzo Frugoni. Scritte in una prosa agile e veemente, esse sono concepite come missive composte da Virgilio, nei Campi Elisi, e indirizzate ai legislatori dell’Arcadia di Roma. Ciò che maggiormente le distingue è la violenta accusa che vi viene mossa a Dante, presentato come rozzo e oscuro; in realtà i veri bersagli dell’invettiva di Bettinelli non sono tanto i versi danteschi in sé, quanto la loro pedante imitazione da parte dei poeti del suo tempo. Le Lettere virgiliane suscitarono vivaci reazioni e polemiche negli ambienti intellettuali. Meno aggressive sono le successive Lettere inglesi (1766), che riprendono l’impostazione illuministica delle precedenti, ma con toni più cauti. Degno di nota è anche il saggio Dell’entusiasmo nelle belle arti (1769), che riconosce la funzione della passione come fonte di poesia. Nonostante quest’opera, che sembra offrire un’anticipazione delle nuove idee romantiche in procinto di affermarsi, egli rimase però chiuso a quelle nuove esperienze, e non mancò di avversare i testi preromantici stranieri, la poesia di Foscolo e la tragedia di Alfieri.

 

 

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