Analogia. Il termine, che in greco significa «proporzione», indica propriamente l’uguaglianza di rapporti tra cose diverse. I matematici esprimono tale uguaglianza con la formula A : B = C : D (che si legge: «A sta a B come C sta a D»). Se uno di questi quattro termini è ignoto, è possibile trovarlo perché sta con uno dei termini noti nello stesso rapporto che intercorre tra gli altri due.
In senso più generale le analogie possono essere definite somiglianze tra diversi piani dell’esperienza. Nel campo della linguistica, l’analogia, come dottrina grammaticale, si affermò nel II secolo a.C. ad Alessandria d’Egitto per opera di Aristarco di Samo e successivamente dei suoi discepoli: essi sostenevano la teoria che la lingua è il prodotto di una convenzione e si basa su norme e regole che ne stabiliscono l’uso corretto; i buoni scrittori sono perciò quelli che obbediscono pienamente alle regole della logica e degli usi codificati della lingua, e poiché la logica non muta con il tempo, neppure la lingua può mutare: la conservazione, la purezza, la regolarità sono le caratteristiche della buona lingua e di un buono stile. Sostenitori di questi princìpi furono nel mondo ellenistico soprattutto gli atticisti (vedi atticismo); a Roma si distinsero i membri del Circolo degli Scipioni e Cesare fu autore di un trattato De analogia. All’analogia si contrapponeva l’anomalia.