Illuminismo


Illuminismo. Indirizzo di pensiero dominante in diversi ambiti della cultura europea del secondo Settecento e caratterizzato dalla fiducia nei «lumi della ragione». Affonda le sue radici nel razionalismo cartesiano, nell’empirismo lockiano e nella rivoluzione scientifica del Seicento. Tra le principali caratteristiche del pensiero illuministico figurano il carattere pubblico della discussione e l’apertura cosmopolitica; il dibattito religioso, con frequenti posizioni di deismo, e il riconoscimento del valore della tolleranza; la riflessione sulla politica, che induce in molti casi a una visione contrattualistica dello Stato; la predilezione per l’empirismo.

Molti illuministi erano convinti che il processo di rinnovamento politico, economico e sociale dovesse essere guidato dai sovrani: alcuni monarchi del tempo, in effetti, promossero riforme e sostennero lo sviluppo della cultura. Le principali istituzioni culturali settecentesche furono le accademie, alcune università (in Italia, in particolare, l’Università di Pavia) e i musei. Importante argomento dello scambio di idee illuministico fu il teatro, al centro anche di vivaci discussioni, come la querelle des bouffons, in cui i principali illuministi si schierarono a favore del teatro musicale italiano contro le artificiosità barocche; nel 1757, proprio in occasione del dibattito sul ruolo del teatro nella società, Rousseau prese le distanze dagli altri filosofi, sostenendone la funzione di diletto e non educativa. Luoghi caratteristici del dibattito illuministico furono anche i salotti parigini, presso le dame aristocratiche, nei quali si praticava l’arte della conversazione, i caffè inglesi, i salotti di lettura e le logge massoniche. All’epoca la diffusione della cultura era affidata ai libri, anche di piccolo formato, il cui mercato era in espansione, e alla stampa periodica, che contribuì a formare un pubblico di lettori non specializzato ma attento a questioni concrete.

La Francia era il Paese da cui si irradiavano le idee dell’Illuminismo, ma in esso, paradossalmente, tali idee non ebbero conseguenze concrete e immediate nell’azione di governo dei sovrani. Ciò vale in particolare per il pensiero di Montesquieu (1689-1755), uno dei fondatori della moderna scienza politica, che deve la sua fama alle Lettere persiane e soprattutto allo Spirito delle leggi (1748), l’opera in cui egli esamina le radici dei diversi sistemi legislativi europei e formula alcune teorie rilevanti: la divisione dei poteri esecutivo, legislativo e giudiziario; la classificazione delle diverse forme di governo; la «teoria dei climi», che mostra la relazione fra le leggi e le variabili ambientali.

Espressione fondamentale dello spirito illuministico francese è l’Encyclopédie, l’impresa editoriale diretta a partire dal 1747 da Diderot e d’Alembert. Essi realizzarono, con l’apporto di circa 160 autori, 17 volumi di testo e 11 di tavole illustrative, contenenti articoli che abbracciano l’intero sapere del tempo e disposti secondo una fitta rete di rimandi. All’opera collaborò anche Voltaire (1694-1788), il rappresentante più noto dell’Illuminismo francese: spirito arguto e ironico, rivolge i suoi strali contro gli astratti sistemi metafisici e le Chiese organizzate, a favore di una religione naturale e dell’affermazione della ragionevolezza. Tra le sue opere, che attraversano pressoché tutti i generi, si ricordano le Lettere filosofiche (in cui esprime entusiasmo per la società e la cultura inglesi), il Dizionario filosofico portatile, Il secolo di Luigi XIV. Una voce piuttosto eccentrica è quella di Rousseau (1712-78), la cui tensione etica in parte lo allontana dall’utilitarismo degli altri philosophes. Nella sua prima produzione Rousseau pone a confronto l’incorrotto e positivo stato di natura e la corruzione imposta dalla civiltà; in un secondo momento porta a maturazione il suo pensiero politico nel Contratto sociale (1762), il trattato in cui espone le linee guida di una nuova comunità sociale basata sul consenso universale, in cui il sovrano incarna la volontà generale unanimemente condivisa. Significative anche le sue riflessioni sull’educazione, affidate al romanzo-saggio Emilio, o sull’educazione.

La radicalizzazione dell’empirismo lockiano si traduce in Francia nella corrente del sensismo, che si spinge fino a un rigoroso materialismo, secondo il quale lo spirito è in tutto assimilabile alla materia. De Sade (1740-1814), ultimo e più estremo degli illuministi francesi, con spirito libertino sostiene che ogni azione umana è guidata dal piacere, e invita quindi al suo pieno soddisfacimento, infrangendo i vincoli della morale.

In Inghilterra la modernità del sistema politico e l’assenza di censura rendono meno urgenti le istanze illuministiche, che invece si manifestano nella periferica Scozia, soprattutto con lo scetticismo di David Hume (1711-76), che afferma l’origine di tutte le idee dalla percezione sensibile e demolisce le prove razionali con cui si pretende di dimostrare l’esistenza di Dio. Scozzese è anche Adam Smith (1723-90), autore della celebre Ricerca sulla natura e sulle cause della ricchezza delle nazioni.

L’Illuminismo tedesco si caratterizza per l’intreccio con i motivi religiosi del misticismo pietistico e per la forte impronta speculativa, che culmina nella riflessione di Immanuel Kant.

L’Illuminismo italiano si innesta sullo sperimentalismo galileiano e sulla tradizione storico-giuridica di area napoletana; proprio nel Regno di Napoli, oltre che a Milano, esso trova il suo centro più vivace. Antonio Genovesi (1713-69), formatosi sulle idee di Vico, Giannone e Montesquieu, pubblica il trattato Delle lezioni di commercio o sia di economia civile; Ferdinando Galiani (1728-87), nel trattato Della moneta, sottolinea il concetto di pubblica felicità e il valore sociale e civile di ogni scelta economica; Gaetano Filangieri (1752-88) è autore di un importante trattato giuridico, Scienza della legislazione, in cui auspica l’introduzione di leggi equilibrate e omogenee. Nella Lombardia soggetta agli austriaci prende vita, a partire dal 1762, per iniziativa dei fratelli Pietro e Alessandro Verri, l’Accademia dei Pugni, in cui si discutono le idee illuministiche in un’ottica pragmatica e orientata all’utilità sociale. Tra il 1764 e il 1766 l’Accademia dispone di un agile veicolo di propaganda: il giornale «Il Caffè». Pietro Verri si occupa di argomenti economico-sociali, ma affronta anche la questione della tortura e temi legati al comportamento umano, in un’ottica sensistica; singolare appare la posizione del fratello Alessandro che, dopo aver contribuito al «Caffè», sceglie di trasferirsi a Roma e si orienta verso posizioni reazionarie e clericali. Tra i collaboratori del «Caffè» figura anche Cesare Beccaria, autore del celeberrimo Dei delitti e delle pene (1763-64), nel quale vengono discussi temi come la presunzione di innocenza, la proporzionalità della pena, il rifiuto della tortura e della pena di morte.

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