PAROLE DELLA LETTERATURA

modo epico-tragico


Modo epico-tragico. Il modo epico-tragico (vedi modi letterari) mette in scena, in un mondo lontano nel tempo (che ha le stesse caratteristiche del mondo del mito), un eroe, cioè un personaggio dotato di qualità sovrumane e quasi divine: l’imbattibilità, l’invulnerabilità, la dismisura fisica, il coraggio, la lealtà; lo rappresenta in uno stato di isolamento dagli altri personaggi, solo contro ostacoli e prove da superare, capace di assumere in sé, simbolicamente e ritualmente, le passioni e aspirazioni di un’intera collettività. L’eroe svolge, rispetto alla comunità, una funzione archetipica: nella sua dimensione epica, avendo superato le prove e celebrato il proprio trionfo e apoteosi, realizza le aspirazioni eroiche della comunità e ne riafferma i valori; nella sua dimensione tragica, diviene con la morte la vittima sacrificale dell’intera comunità, la purifica dalla presenza del male. La natura che fa da sfondo alle sue imprese è in uno stato di «solenne simpatia» con l’eroe: vigorosa e stagionalmente trionfante quando si celebra la sua apoteosi, turbata e malinconica quando si celebra il suo sacrificio. Questo modo, per realizzarsi pienamente, richiede nella comunità che lo produce e lo riceve un sistema di valori coerente, rafforzato dalla tradizione e da tutti condiviso: ogni valore alternativo è sentito come estraneo e inaccettabile. Per questo il modo epico è tipico dei momenti di fondazione delle comunità e delle tradizioni nazionali. Nel mondo moderno si è parlato a volte della qualità “epica” di certi personaggi (Napoleone, Che Guevara) o di certi grandi avvenimenti collettivi (i risorgimenti nazionali, la lunga Marcia cinese, la resistenza antinazista, la lotta di liberazione dei vietnamiti e di altri popoli oppressi), ma lo si è fatto consapevoli del valore ormai occasionale e non assoluto di quelle vicende. Tipiche incarnazioni del modo tragico, nell’immaginario del passato, sono state alcune importanti forme teatrali, come la tragedia greca, quella elisabettiana (Shakespeare) e quella francese classica (Racine). Esso si è inoltre realizzato nella grande narrazione mitico-simbolica della passione e morte di Cristo, che ha a lungo avuto un posto centrale nell’immaginario collettivo dei popoli cristiani e ha contribuito a dare forma a narrazioni epiche, romanzesche e realistiche di vario tipo (basta pensare, per esempio, agli episodi finali della Chanson de Roland). Il modo tragico è sembrato anch’esso ormai irrealizzabile nel mondo moderno e nella dimensione della vita borghese, anche se in varie forme letterarie della modernità, come la lirica, il romanzo, il dramma teatrale sono sopravvissuti, in forma frammentaria e rielaborata, alcuni elementi della tematica tragica, espressione non tanto del tragico quanto della “tragicità”: la lacerazione interiore, la tensione fra vita soggettiva e realtà esterna, l’esperienza dell’angoscia.

 

 

 

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