PAROLE DELLA LETTERATURA

modi letterari


Modi letterari. Chiamiamo modi un insieme di procedimenti retorico-formali, di atteggiamenti conoscitivi e aggregazioni tematiche, di forme elementari dell’immaginario storicamente concrete e utilizzabili da vari codici, di generi e forme nella realizzazione dei testi letterari e artistici: ogni testo viene infatti concretamente realizzato sulla base non solo di un preciso codice linguistico e modello di genere, ma anche secondo una modalità o la combinazione di varie modalità fra quelle storicamente disponibili nei serbatoi dell’immaginario.

Il primo che ha dato un’elaborata teoria dei modi è stato il critico canadese Northrop Frye (1912-91), per il quale i modi letterari sono dei codici profondi, forme archetipiche presenti nell’inconscio collettivo dell’umanità, che organizzano e strutturano le opere della tradizione e dominano e condizionano l’intera produzione dei vari periodi, succedendosi ciclicamente nel tempo. È evidente il rapporto che la concezione dei modi di Frye ha con la teoria psicanalitica di Carl Gustav Jung (dalla quale riprende i concetti di archetipo e di inconscio collettivo e con la quale ha in comune una visione religiosa della natura umana, della sua storia e dei suoi miti). Si tratta comunque di una concezione che si è mostrata molto utile negli studi letterari ed è stata raccolta anche da chi ha una visione diversa, più dinamica e contraddittoria, della storia e della natura umana.

Alcuni critici si sono riallacciati alla teoria reinterpretandola sia in termini semiotici, e cioè concependo i modi come sistemi modellizzanti dell’immaginario, sia in termini più concretamente storici, e cioè concependo i prodotti culturali come forme storiche, e non quindi forme semplici e universali, collegabili con la situazione storica concreta e la stratificazione sociale che li ha prodotti. Si tratta di forme più complesse e astratte dei generi, dotate di capacità strutturante.

Ci sono, d’altra parte, non poche difficoltà nell’uso del termine modo, derivanti dall’incrocio di significati che esso porta con sé, a seconda dei vari campi della conoscenza e dell’attività umana da cui proviene: dalla matematica alla filosofia alla linguistica, dalla storia del costume alla musica sino all’arte del ricamo. In alcuni casi esiste un uso del termine in territori molto vicini a quello della teoria letteraria che complica parecchio la situazione, per la possibile interferenza e sovrapposizione dei significati, che talvolta possono sorreggersi a vicenda, talaltra entrare in conflitto: ciò accade, per esempio, con l’uso del termine “modo” in linguistica, per indicare una particolare coniugazione del verbo (modo congiuntivo, modo concessivo, ecc.), che può anche riuscire di supporto alla teoria letteraria dei modi; oppure con l’uso del termine in narratologia, dove un critico come Genette lo applica alle questioni dell’enunciazione narrativa, perfettamente consapevole della netta diversità della sua terminologia rispetto a quella di Frye. E ci sono difficoltà derivanti dall’uso della parola “modo” nelle varie lingue. In francese, tanto per fare un esempio, la situazione è particolarmente ambigua per la presenza dei due termini le mode («il modo«) e la mode («la moda»), che si distinguono solo per il genere grammaticale e le eventuali concordanze, e perdono ogni distinzione nel plurale, che hanno in comune (les modes, «i modi», «le mode»). Su questa ambiguità, in un’epoca di mescolanze dei generi sessuali e di mode unisex, sono stati costruiti anche dei discorsi critici.

Sulla base delle indicazioni di Frye e di altri critici, si può dare un elenco, naturalmente ipotetico e provvisorio, dei modi letterari, per i quali si rinvia comunque alle relative voci:

1) il modo epico-tragico, che racconta le vicende di un eroe dotato di qualità sovrumane (l’imbattibilità, l’invulnerabilità, la dismisura nei suoi attributi e nelle sue azioni), collocato in uno spazio mitico, isolato dagli altri personaggi, costretto a misurarsi tragicamente con il destino e il volere degli dèi, e a subirne la nemesi;

2) il modo fiabesco o meraviglioso, che ha le sue radici storiche nelle fiabe di magia, ma è presente anche in altri generi letterari, e persino in testi mimetico-realistici, ed è caratterizzato dall’affiorare di elementi di meraviglioso, coincidenze sorprendenti e inspiegabili, oggetti che sembrano contenere poteri magici, soluzioni narrative che paiono l’effetto di qualche forza superiore;

3) il modo romanzesco, che fa riferimento alla distinzione, tipica della tradizione letteraria inglese, fra novel e romance: si tratta infatti del modo utilizzato nel romance per raccontare avvenimenti e avventure che si svolgono in luoghi lontani ed esotici, pieni di sorprese e colpi di scena, dominati da forze misteriose, mostri e aiutanti magici;

4) il modo realistico-mimetico, che racconta fatti aventi le stesse caratteristiche di quelli che avvengono nella nostra esperienza quotidiana e si presentano quindi come reali, e come tali accettabili e riconoscibili dal lettore;

5) il modo comico-carnevalesco, che può anche essere considerato un anti-modo, nel senso che spesso si presenta come un “rovesciamento” collettivo, irridente e festoso, di altri modi letterari, così come dei valori, delle gerarchie, delle ideologie che essi esprimono; ha un forte spessore antropologico e si collega con forme di insubordinazione sociale ritualizzata da parte delle classi oppresse;

6) il modo parodico-umorìstico, che è anch’esso portatore di un’istanza critica, ma è più legato ad atteggiamenti individuali, a sfoghi di umore, a giocosi travestimenti o a deformazioni caricaturali di altri testi;

7) il modo picaresco, che è stato lanciato da alcuni scrittori spagnoli nel Cinque e Seicento, ed è stato poi imitato e ripreso sino ai giorni nostri (possiamo considerare romanzi picareschi il Felix Krull di Thomas Mann o Le avventure di Augie March di Saul Bellow e anche molti film della tradizione on the road): si tratta di solito di una narrazione seriale e aperta, il cui protagonista, di origini oscure, incontra avventure e ostacoli, e riesce a cavarsela aiutato dalla fortuna e dalla sua capacità di adattamento;

8) il modo pastorale-allegorico, che deriva dalla tradizione classica della poesia bucolica e dalla rappresentazione idealizzata e idillica della vita dei pastori, ma è stato spesso assunto per esprimere, sotto il travestimento pastorale, messaggi allegorici riguardanti questioni politiche, programmi ideologici, utopie;

9) il modo melodrammatico o patètico-sentimentale, venuto di gran moda nel Settecento europeo, con drammi e romanzi che raccontano di sofferenze e persecuzioni subite da povere vittime innocenti (soprattutto femminili) da parte di potenti e prepotenti, ma si concludono felicemente con il vizio punito e la virtù premiata; a questo modo si rifà molta letteratura d’appendice e a esso si ispira, ai giorni nostri, il romanzo rosa;

10) il modo fantastico, che ha trovato attuazione storica nei racconti fantastici e cioè nei racconti in cui si ha l’improvvisa irruzione nel mondo della realtà e della quotidianità di un elemento perturbante, che risulta inspiegabile rispetto ai paradigmi che governano la nostra esistenza.

Vedi anche: modo epico-tragico, modo fiabesco o meraviglioso, modo romanzesco, modo realistico-mimetico, modo comico-carnevalesco, modo parodico-umoristico, modo picaresco, modo pastorale-allegorico, modo melodrammatico o patetico-sentimentale, modo fantastico.

 

 

 

 

 

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