Modo melodrammatico o patetico-sentimentale. Il modo melodrammatico o patetico-sentimentale (vedi modi letterari) ha avuto il momento di massima fioritura nel Sette e nell’Ottocento (anche se possiamo trovarne delle anticipazioni nel romanzo ellenistico e in altre forme letterarie del passato). Rientrano fra le articolazioni di questo modo, per esempio, il romanzo “sentimentale” alla Richardson (come la famosissima Pamela, 1740), parecchi romanzi “gotici” o “neri” (come Il Castello di Otranto di Walpole, del 1764, e I misteri di Udolpho di Anna Radcliffe, del 1794), molta lirica romantica minore, le commedie larmoyantes del teatro francese dell’Ottocento, numerosi testi della letteratura, del teatro, del cinema, della TV dei nostri giorni. Si tratta di opere che puntano a rappresentare atmosfere e tonalità fortemente intrise di sentimenti (e sentimentalismo) e a suscitare emozioni forti e dirette nel lettore e nello spettatore. Quando lo definiamo melodrammatico, usiamo un termine diffuso più in altre lingue che in italiano, che tuttavia allude a una precisa forma di composizione drammatica in musica di origine italiana: una forma che aveva elementi in comune con la tragedia, la commedia, la pantomima e il grande spettacolo, e si rivolgeva a un pubblico popolare. Interessato soprattutto alle situazioni e alla trama, il melodramma ricorreva largamente ad azioni mimate e impiegava una serie più o meno fissa di personaggi, fra i quali i più importanti erano un protagonista o una protagonista sofferenti, un cattivo persecutore e un personaggio comico e benevolo. Il melodramma assumeva il punto di vista della morale convenzionale e umanitaria, e prendeva un tono generale sentimentale e ottimistico, concludendo felicemente la vicenda con la virtù premiata dopo tante prove e il vizio punito.