Salotti letterari. Il salotto letterario discende dalla consuetudine, seguita nelle abitazioni signorili, di ricevere le persone di riguardo nel salotto, una stanza riccamente ornata e ammobiliata; si affermò come fenomeno culturale soprattutto in Francia nel XVII secolo (epoca nella quale dette vita alla moda letteraria nota come preziosismo), quando da stanza dedicata al ricevimento e ai lieti conversari divenne un centro di elaborazione e dibattito culturale che in molti casi donne colte dell’alta società (spesso versate nelle lettere, nelle arti e nella filosofia) ospitavano e dirigevano nella propria dimora privata. I salotti letterari, come anche i caffè, ebbero grande fortuna soprattutto a partire dal secolo seguente, dopo la morte di Luigi XIV (1715), quando la vita mondana e intellettuale francese si spostò da Versailles a Parigi. Nati dalla stessa vocazione culturale delle accademie italiane, i salotti francesi furono di fondamentale importanza nella vita letteraria e politica del Paese, diffondendovi gli ideali e il sapere laico e d’impronta cosmopolitica di cui si faceva portatore l’Illuminismo. Dopo l’epoca d’oro dei salotti di Madeleine de Scudéry, di Madame de Tencin, di Madame d’Épinay, di Madame Necker (per citarne solo alcuni), il fenomeno culturale perse importanza in età post-rivoluzionaria: gli ultimi celebri salotti francesi furono quelli di Madame de Staël e di Madame Récamier. Notissimo in Italia fu il salotto della contessa Clara Maffei, nato nel 1834 a Milano per iniziativa, tra gli altri, di Tommaso Grossi e Massimo d’Azeglio, che raccolse gli intellettuali più rappresentativi del mondo letterario, artistico e patriottico dell’Ottocento.