Stregoneria, strega. Il termine “strega” deriva dal latino striga (a sua volta da strix, «civetta»), con il quale si indicava una donna – reale o immaginaria – cui si attribuivano soprannaturali poteri malefici e la capacità di piegare la natura al proprio volere, di solito per scopi nefasti. Le credenze nella stregoneria sono diffuse presso tutti i popoli della Terra in ogni epoca; nell’antichità classica le streghe, per lo più figure femminili, erano immaginate come dotate di capacità straordinarie e soprattutto di un’eccezionale conoscenza delle virtù delle piante: numerose sono le streghe che compaiono nella letteratura greca e latina nell’atto di preparare pozioni e filtri dai poteri prodigiosi (in grado di rendere la gioventù perduta, dare la morte, donare una forza eccezionale, trasformare gli esseri umani in creature ripugnanti o in animali, ecc.), predire il futuro, operare metamorfosi, entrare i contatto con i defunti. Basti pensare a Circe, che nell’Odissea trasforma in maiali i compagni di Ulisse; a Medea, che crea magiche pozioni per rendere invincibile l’amato Giasone, ma che, quando l’eroe la abbandona, non esita a vendicarsi uccidendo i figli avuti da lui; a Erittone, la maga tessala descritta dal poeta Lucano nella Pharsalia, che abitava in un sepolcreto e praticava la negromanzia (l’arte di far rivivere i morti per interrogarli sul futuro); a Canidia che, nell’Epodo V di Orazio, sacrifica un bambino per ottenere un filtro d’amore; o alle streghe che Lucio, il protagonista del romanzo Le metamorfosi di Apuleio, incontra nel corso della narrazione.
Le credenze nella stregoneria perdurarono ben oltre l’antichità classica mantenendosi vive anche durante il Medioevo, quando il cristianesimo condannò con l’accusa di stregoneria le antiche tradizioni sopravvissute dai tempi del paganesimo: si ritenne allora che certe donne avessero capacità che venivano loro direttamente dalle potenze oscure del male e in particolare dal demonio, come quella di volare di notte, di far morire i bambini, di far andare a male i raccolti; si credeva che tali donne asservite al diavolo si riunissero periodicamente in luoghi definiti (il cui ricordo rimane ancora vivo nella toponomastica di alcune zone montane e di campagna) e celebrassero feste orgiastiche con il diavolo (il sabba, il ballo delle streghe). Tali credenze rivelano la misoginia e l’ostilità che la società medievale nutriva nei confronti delle donne, senza dubbio alimentate dalla Chiesa cristiana; le donne accusate o sospettate di stregoneria venivano sottoposte al giudizio del Tribunale dell’Inquisizione e alla tortura, fino ad essere condannate al rogo se riconosciute colpevoli: il primo rogo noto di una strega si ebbe a Tolosa nel 1275. La caccia alle streghe si scatenò soprattutto nel Quattro e Cinquecento in tutta Europa, mentre solo nel Settecento i dubbi sull’esistenza delle streghe divennero ufficiali e furono formalmente espressi.
Scomparsa dalla giurisdizione ufficiale, la strega è rimasta una figura di pura fantasia, spesso presente nella letteratura (soprattutto nelle fiabe), nel cinema e nei fumetti (si pensi alla strega Nocciola, alla fattucchiera Amelia, alla Maga Magò create da Walt Disney), e dalle caratteristiche ricorrenti: è una donna vecchia, brutta, spesso disgustosa, sovente malvagia, non di rado maldestra (e dai risvolti caratteriali grotteschi o comici), munita di una scopa a cavallo della quale vola… Anche nei rari casi in cui è dotata di un fascino o di una capacità seduttiva irresistibili, la strega usa di solito i propri poteri per scopi sinistri e malvagi. Nel parlare comune, “strega” è usato in senso ingiurioso per definire una donna brutta, vecchia e odiosa.
Diversa è la figura dello stregone che, pur essendo dotato, come la strega, di una profondissima conoscenza della natura e delle doti segrete di piante ed elementi naturali, non necessariamente la usa per scopi negativi: presso molte culture d’interesse etnologico del presente e in molte civiltà del passato lo stregone è una specie di saggio o di sacerdote, i cui poteri straordinari lo collocano in una posizione sociale di rilievo e gli conferiscono una considerevole autorevolezza; la sua capacità di piegare la natura al proprio volere è di solito usata per scopi benefici e a vantaggio della comunità cui appartiene (guarisce gli infermi, allontana il malocchio, propizia la vittoria sui nemici, ecc.). Anche la figura dello stregone è presente nella cultura occidentale moderna, prevalentemente nella letteratura e nel cinema; i suoi poteri lo accomunano al mago, con il quale spesso tende a confondersi (vedi anche magia).