Magia. La parola “magia” si ricollega al nome di una tribù o una casta originaria dell’antico Iran (Media), quella dei magi, ritenuta espertissima nelle conoscenze e nei rituali religiosi. I magi, secondo i greci e i romani, erano i sacerdoti di Zoroastro e di Ahura Mazda, due figure divine cui si attribuiva l’invenzione delle arti magiche.
La magia è la credenza di poter dominare la natura e di essere in grado di manovrare gli eventi dell’esistenza utilizzando strumenti e pratiche particolari, di carattere irrazionale, come gli amuleti, le fatture, gli scongiuri. L’etichetta di rito magico fu applicata nell’antichità anche quando, dopo la diffusione del cristianesimo, in certe aree della Gallia e della Britannia continuarono a essere praticati, necessariamente in segreto, usanze e culti di origine celtica e greco-romana.
In molti casi la magia dimostra di attingere alla dimensione religiosa, anche se la critica moderna ha proposto diversi criteri per operare una distinzione tra magia e religione; fra tali criteri figura quello secondo il quale la magia tende a imporsi, a manipolare o a ottenere con l’inganno e la coercizione derivanti da un incantesimo o da una formula, mentre la religione chiede umilmente con l’offerta o la preghiera. Un altro criterio di distinzione tra magia e religione è quello che mette in risalto l’aspetto privato e segreto dei riti magici, che spesso si svolgono di notte e in luoghi riservati solo agli adepti, a differenza dei riti religiosi, di norma aperti a tutti e svolti all’aperto o alla luce del giorno. Le pratiche magiche e i poteri occulti che da esse derivano sono molteplici; comprendono la capacità di predire il futuro, di trasformare la materia operando metamorfosi, di entrare in contatto con il mondo dei morti, di colpire il nemico o difendersi dall’azione ostile degli altri. Nell’ambito delle pratiche magiche rientrano anche le credenze di tipo astrologico, le sedute spiritiche, le più svariate pratiche di divinazione, l’uso di amuleti, simboli e formule, e in generale tutto ciò che si può ascrivere all’ambito della superstizione.
Nel Medioevo la Chiesa si oppose con forza alla magia in tutte le sue forme, perché nelle sue pratiche vedeva una sorta di sopravvivenza del paganesimo, e condannò sia chi la praticava sia coloro che vi credevano. A partire dal XIV secolo si diffuse la credenza che fosse possibile stringere una sorta di patto col diavolo e ottenere da quest’ultimo la capacità di praticare la magia cedendogli in cambio la propria anima; così la magia e la stregoneria divennero una cosa sola, ed ebbero inizio la caccia alle streghe e i processi per stregoneria. Bisogna però ricordare che a partire dal Medioevo, accanto alla magia deteriore, legata alla superstizione, se ne affermò una forma dotta, che indagava sulla corrispondenza che lega in un insieme unico l’uomo, la natura e l’intero universo; tale magia “dotta” venne praticata ufficialmente nelle corti di papi e sovrani come forma di ricerca scientifica, influenzata anche dalla recente scoperta di opere di astronomia e di alchimia di origine ellenistica e araba.
Un ulteriore processo di trasformazione ha subito la magia in tempi a noi più vicini, quando, sfruttando la sua prerogativa principale, che è quella di offrire rassicurazioni e risposte di fronte all’incertezza e alle paure del futuro, essa è diventata una forma irrazionale di rifugio, sfruttata da individui privi di scrupoli che approfittano della credulità delle persone più fragili.
La letteratura ha ampiamente sfruttato i temi legati alla magia: figure di maghe famose si trovano già nella mitologia classica, come Circe, che trasforma in porci i compagni di Ulisse grazie a una pozione magica, o come Medea, che crea filtri prodigiosi per aiutare Giasone nella cattura del Vello d’oro; alla magia è riservato ampio spazio nelle fiabe (vedi modo fiabesco o meraviglioso); e temi magici specifici, come quello del patto col diavolo, vengono sfruttati da grandissimi scrittori: basti pensare al Faust di Goethe.
Vedi anche stregoneria, strega.